1978
Un opera che conserva della Sicilia un impronta molto marcata. Il gusto musicale, le armonie, pur sposate con arrangiamenti e ritmiche tipiche della mia generazione, si riallacciano alla tradizione come alla tradizione si riallaccia il modo serio, asciutto, alieno dalla facile moda, con cui sono scritti i testi. I temi personali si fondono con i ricordi, le sensazioni con il sogno, con la favola, la fantasia. Il disco si presta ad una lettura immediata, ad un ascolto che vuol essere "sereno" senza la ricerca di significati reconditi o di specifici messaggi tra le righe.Un opera che conserva della Sicilia un impronta molto marcata. Il gusto musicale, le armonie, pur sposate con arrangiamenti e ritmiche tipiche della mia generazione, si riallacciano alla tradizione come alla tradizione si riallaccia il modo serio, asciutto, alieno dalla facile moda, con cui sono scritti i testi. I temi personali si fondono con i ricordi, le sensazioni con il sogno, con la favola, la fantasia. Il disco si presta ad una lettura immediata, ad un ascolto che vuol essere "sereno" senza la ricerca di significati reconditi o di specifici messaggi tra le righe. Disco Uscito nel 1978
Voce/chitarra: Andrea TichBatteria: Claudio Panarello
Basso: Hugh Bullen
Violino/Arp2600: Lucio Fabbri
Chitarre: Pino Patti
Sax: Daniele Cavallanti
Meccanico del suono: Roberto Zappalà
Registrazione e di missaggio: J.S.Bach - Milano
Missaggi: Zappalà/Rocchi/Tich
Produzione: Claudio Rocchi
Testi e musiche: Andrea Tich
Edizioni Musicali: Cramps Music srl/Milano
Art Director: Gianni Sassi
Designer: Rolando Cassinari
Fotografo: Cesare Monti
01 - ATMOSFEROFOBIA
02 - LETTERA
03 - LA PRIMAVERA NEL BOSCO
04 - PORTA I FIORI
05 - ODORE D'ERBA
2a parte
06 - IL CANDIDATO
07 - LUCE
08 - UCCELLO
09 - PAESE
Hanno scritto:
ORRORE A 33 GIRI "il bizzarro capolavoro nascosto di Andrea Tich"
La musica di Andrea Tich è un enorme puzzle come le
sue origini: il padre di Fiume, la madre di Francoforte, la nonna
ungherese e gli zii britannici, nasce e cresce a due passi da Siracusa
prima di spostarsi nel 1977 a Milano (seguendo i passi di un altro
grande artista siciliano di nome Franco Battiato), non prima di essere stato folgorato da Mothermania di Frank Zappa da cui acquisirà il gusto per gli arrangiamenti inusuali e la sperimentazione.
Grazie a Michelangelo Romano, conduttore della trasmissione radiofonica Pop Off riuscì a fare ascoltare i suoi brani al "solito" Gianni Sassi, il direttore della Cramps Records, famosa etichetta alternativa milanese, che lo mise subito sotto contratto.
Fu così che nell'estate del 1978 uscì l'album Masturbati,
un disco troppo in anticipo sui tempi, a partire dal titolo
coraggiosissimo tutt'oggi, soprattutto se pensiamo che si trattava di un
debutto discografico di un autore sconosciuto. La musica è piuttosto
scheletrica, spesso imperniata su trame acustiche con tocchi di
tastiere, violino e percussioni mai scontate; un tappeto sonoro perfetto
dove la voce anarchica di Andrea Tich che si trova libera e leggera per spaziare su qualsiasi registro. Il risultato è un misto tra il Syd Barrett solista, le filastrocche per bambini e la spiazzante follia tipicamente zappiana.
Se la musica è un mix piuttosto interessante, non da meno sono i
testi provocatori che parlavano senza peli sulla lingua, ma sempre in
maniera trasversale e visionaria, di droga (Odore d'erba) e
spesso di sessualità (la title track che non lascia nulla
all'immaginazione senza mai cadere nella volgarità) spesso a sfondo gay
(stupenda e geniale La primavera nel bosco, Paese, Il candidato e Uccello) come solo Faust'o seppe fare, ma in altri termini, nell'album Suicidio pubblicato proprio lo stesso anno.
Purtroppo
dopo questo piccolo capolavoro che ebbe sì un buon successo di
critiche, ma scarse vendite, anche per la promozione praticamente
assente della casa discografica, Andrea Tich cominciò a lavorare come vocalist in jingle pubblicitari (in fondo bisogna campare) coinvolto da Maurizio Marsico con il quale collaborò all'album Milano città nella città e diversi altri progetti musicali come la colonna sonora di Mefistofunk con la Monofonic Orchestra, spettacoli multimediali e un lavoro di musiche per danza intitolato Magic Dance Cycle.
Nonostante Masturbati sia rimasto un episodio isolato nella discografia di Andrea Tich,
ha comunque lasciato un'eredità importante, non tanto per la musica che
dopo tutti questi anni suona inevitabilmente legata a quel periodo
storico e piuttosto freak, ma per i testi ancora modernissimi da cui il
giovanissimo Liberovici
scommettiamo prese più di uno spunto (ma con scarsi risultati a parere
nostro) la cui eco si può sentire tuttora in autori come Manuel Agnelli nei suoi Afterhours o Bugo.
BLOGSPOT "è decisamente coraggioso e in
anticipo sui tempi"
Andrea Tich (si pronuncia con la c dolce di "ciliegia") ha esordito nel
1978 con questo stupendo disco prodotto da Claudio Rocchi e pubblicato
dalla gloriosa etichetta Cramps, dal titolo decisamente "forte", almeno
per l'epoca. Nel suo carnet vi sono partecipazioni a numerose
manifestazioni e concerti come il Festival di Re Nudo a Zerbo (Milano)
con la formazione "Una tazza piena di diamanti", l'Aprilia Festival di
Musica d'Avanguardia e di Nuove Tendenze con la formazione "Bazaar", il
1°Festival Rock di Nuove Tendenze a Città di Nettuno ed altre ancora.
Ha anche collaborato con il musicista Maurizio Marsico, con cui ha
realizzato diversi progetti musicali e produzioni discografiche, e ha
pubblicato per le sue canzoni, video da lui prodotti e in collaborazione
con il regista Diego Pascal Panarello.
Il disco in questione, "Masturbati", è decisamente coraggioso e in
anticipo sui tempi . Una delle numerose recensioni del disco presenti
sul web definisce la voce di Andrea Tich "anarchica, che può spaziare su
qualsiasi registro, con un risultato misto tra il Syd Barrett solista,
le filastrocche per bambini e la spiazzante follia tipicamente
zappiana". Vero a falso che sia (il giudizio spetta a voi) questo lavoro
rimane un piccolo gioiello isolato che - come spesso accadeva e accade
ancora oggi - ebbe un buon successo di critica ma scarse vendite, anche a
seguito di una promozione del tutto assente. Tra i solchi vi sono non
pochi richiami a Faust'O e altri musicisti d'avanguardia a lui
contemporanei. Il giudizio è purtroppo limitato dalla brevità del disco,
con 10 brani ma della durata complessiva di poco più di 35 minuti.
Ottima la line up che accompagna Tich, con musicisti del calibro di
Lucio Fabbri e Hugh Bullen. L'album è stato ristampato in CD nel 2004 in
Italia e nel 2007 in Giappone
SENTIRE ASCOLTARE "humour sessualmente attivo e ambiguo"
Riascoltando l'apertura di Masturbati, esordio del siciliano Andrea Tich, il pensiero corre a quei pochi cantautori che, pur muovendosi all'interno di generi popolari quali il blues, il folk o il rock, suonano bizzarri dalla prima all'ultima nota. È certo una questione di autenticità. E Tich, prodotto dal compianto Claudio Rocchi per Cramps nel lontano 1978, tratteggia di sé un'immagine squisitamente contraddittoria e dunque inafferrabile, senza che traspaia il sospetto di un minimo artificio concettuale.
Basterebbe analizzare il testo di Atmosferofobia, in cui si descrive minutamente l'arrivo di un invisibile cataclisma: il protagonista cerca rifugio in casa, vittima di una meteoropatia esistenziale in cui la vita è un nervo scoperto pungolato dal forcone del quotidiano. La realtà, nella sua estetica grottesca, risulta appunto il soggetto preferito dal Nostro, nonostante alcuni possano accusarlo di non-sense o surrealismi fuori tempo massimo. Come un Barrett o uno Skip Spence, egli cava fuori soluzioni di apparente semplicità imbevute, a un'analisi attenta, in un ingegno obliquo e disturbante (si ascoltino Lettera o Luce). Uno staff di musicisti maiuscoli contribuisce a cesellare un pop-rock tirato e trascinante, lambendo le rive di uno humour sessualmente attivo e ambiguo quel tanto da coniare una formula convincente di italian-glam pop (La primavera nel bosco, Il candidato e la titletrack).
Riesumatosi trent'anni più tardi con il buon Siamo nati vegetali, Tich si conferma artista sprovvisto di quella testardaggine grazie alla quale altri suoi colleghi sono riusciti a smerciare un talento spesso trascurabile ma venduto egregiamente.
Filippo Bordignon