"Storia di Tich" (Pop suite)
Andrea Tich e Magister Espresso Orchestra

Nuova realizzazione

"In un tempo, né di giorno né di notte, né di inverno né d'estate, nell'universo successe qualcosa…" le misteriose parole che aprono l'album sono affidate alla voce di un bambino, perfetta ouverture del viaggio a ritroso fra i fotogrammi musicali che sono il susseguirsi delle dieci canzoni raccontate da "TICH"

Istruzioni per l'uso
"Viaggiare" annuncia l'avvio della Pop Suite, susseguirsi di canzoni, ritmi, voci, code orchestrali, immagini, tutto indissolubilmente concatenato nel progetto di un concept-album, da assorbire rigorosamente in un unico ascolto. Per Tich, l'assolata Sicilia é spesso fonte di ispirazione, scrigno di ricordi , qui filtrati dal suo stile inconfondibile, sostenuto come sempre dal gusto estetico di Claudio Panarello, co-produttore artistico e batterista. "Il Mio Acquario", al tipico mix di suoni acustici e elettronici che è cifra di Tich, si aggiunge il suono degli archi di crini e di legno, annuncio dell'arrivo della Magister Espresso Orchestra. Con "La Finestra" il colore è tutto orchestrale, in un Tich inedito e visionario, che vede co-autore delle trame strumentali Alessandro Sbrogiò, musicista, scrittore e nuovo compagno di viaggio in questa avventura musicale. In "Sogni" il tema è ormai esplicito: i ricordi mutano in sogni e viceversa, come l'inquietante immagine della donna circolare disegnata da Matteo Guarnaccia. Le parole del poeta Giovanni Fazio ci traghettano verso "Questo Angolo di Mondo", e forse siamo stati catapultati direttamente fra le ovattate nebbie milanesi, l'altro polo della vita di Tich. Le nebbie si disperdono e apriamo gli occhi cullati dalla malinconica ballata acustica che è Megavita Megamore, canzone di struttura semplice e sincera, quasi una confessione. Ma non c'è tempo di riposare: siamo già in "Racconto in Treno", da nord a sud e da sud a nord, con le voci liriche dei viaggiatori, le armonie dei legni della Magister Espresso Orchestra e l'inarrestabile e ipnotica ritmica elettronica. In "Sotto un Albero" l'elettronica è autentica, con i colori dei sintetizzatori originali anni '70, fusi ancora una volta agli archi, al vibrafono, alla marimba e ai fiati. Il suono del mare prelude a "Meduse in Amore", ancora una fiaba psichedelica e con "Pensa se Noi Avessimo le Ali" il viaggio volge al temine, non è un viaggio a ritroso come sembrava, non è neanche una raccolta onirica di ricordi e neppure una ricerca del tempo perduto: è solo una lunga e fiduciosa rincorsa, per raggiungere con la giusta consapevolezza il punto da cui staccarsi da terra e volare in direzione del futuro, anche se non lo vediamo ancora.

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