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passando per il solo ‘solitario’ della chitarra progressive di “Non mi abbandonare”: “Io so cosa stai pensando, si io lo so puoi chieder quello che vuoi ma non mi abbandonare”; i sali e scendi delle note e la profumata semplicità di “Iòi che coccolo”: “Claudio mi chiamò a casa sua non riusciva a capire come riuscissi a cantar con la voce fine mi chiese di cantare in quel modo davanti a suo padre. Io, io lo feci ma provai tanta vergogna… poi sono stato felice di tornare a casa…”.
Tutta questa poesia è accompagnata, nel libricino all’interno del Cd, dal tratto pacifico dei disegni dello stesso Tich.
Un disco così delicato e sensibile è raro da ascoltare oggi; un episodio di silenzio e calore, di una voce soffusa e delicata che racconta la sua vita, accompagnata da una musica mai invadente o inopportuna: un capolavoro di minimalismo cantautorale, un tassello mancante nell’enciclopedia musicale alla voce: opere post-moderne!
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